Inaugurazione Sabato 15 gennaio ore 18.00

Dal martedì alla domenica dalle 17.00 alle 20.00

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Francesca Acerbi si è avvicinata al linguaggio espressivo della pittura dopo aver seguito un percorso eterogeneo che l’ha condotta ad esplorare ambiti quali la decorazione murale, l’incisione e la lavorazione del vetro: esperienze attigue o direttamente riconducibili al territorio delle arti visive, che hanno certamente influito, seppur in maniera implicita, sullo sviluppo della sua produzione artistica.
L’esigenza di lavorare a creazioni autonome, tuttavia, deriva da una indagine e un percorso intimo, ispirati dalla filosofia orientale.
E’ durante un soggiorno a Pune, in India, in una ambiente in cu il tempo è scandito da ritmi originari e spontanei, che Francesca inizia effettivamente a dedicarsi alla pratica artistica slegata dalle richieste delle committenze, realizzando una serie di acquerelli il cui soggetto primario è la Natura. Si tratta di composizioni in cui la vegetazione attinge alle tonalità del fantastico, dove spiccano sovrapposizioni e trasparenze vitree; intricati intrecci di masse arboree in cui l’attenzione per i dettagli e la resa realistica generano un contrasto, al limite dell’ossimoro, con la gamma di colori cangianti, che varia da intense sfumature di turchese e violetto fino a bianchi opalini. Quella rappresentata non è una Natura mimetica, ma un paesaggio altamente immaginifico, quasi una metafora visiva per sondare la sfera interiore.
Questa tematica costituisce il filo rosso che collega i primi lavori del periodo “indiano” con quelli della fase successiva, nei quali, cessata la necessità di utilizzare un linguaggio simbolico, l’artista prosegue l’analisi degli impulsi più profondi e celati, misurandosi con la raffigurazione di volti e corpi, già apparsi, in forma letteralmente embrionale, in alcune opere del 2002.
All’introduzione della figura umana corrisponde anche la scelta di abbandonare le leggerezza dell’acquerello e affidarsi ad un materiale corposo come il colore ad olio, declinato in gradazioni terrose e applicato generosamente in tutte le tele in cui sono colte le espressioni più rappresentative dell’emotività, messe a fuoco tramite visi e sguardi assai differenti tra loro, che spesso appaiono isolati su sfondi immateriali.
L’evoluzione della ricerca di Francesca Acerbi si configura come un viaggio che ha preso avvio dall’osservazione personale e, poco a poco, si è aperta ad un’analisi meno individuale, allargata alla sensibilità altrui.



Marta Cannoni

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